Maurizio Ponticello è un napoletano innamorato della sua città, in cui vive, lavora e a cui ha dedicato diversi saggi e romanzi. Scrittore e giornalista, è stato il direttore del magazine di cultura e attualità Nike e del mensile di ecologia della mente Oikos; corrispondente freelance di testate nazionali radiofoniche e televisive nonché redattore di Napoli Oggi, de Il Giornale di Napoli e per diversi anni cronista de Il Mattino. Ha ideato e fondato il premio di grafica e illustrazione Imago (da oltre venti anni in collaborazione con Napoli Comicon).
È presidente di Napolinoir e, insieme alla scrittrice Diana Lama e a Caterina Lerro, è stato promotore del Premio ParoleinGiallo per il quale ha curato le raccolte antologiche.
Oltre ai racconti e agli interventi, che arricchiscono diverse antologie, ha pubblicato numerosi saggi e romanzi tra cui ricordiamo Napoli, la città velata (2007), I Misteri di Piedigrotta (2009), Misteri, segreti e storie insolite di Napoli (2012), La nona ora (2013), I Pilastri dell’anno. Il significato occulto del calendario (2013), Il giro di Napoli in 501 luoghi (2014), Forse non tutti sanno che a Napoli… (2015), Un giorno a Napoli con san Gennaro (2016), Napoli velata e sconosciuta (2018).
Nel 2020 pubblica per Mondadori La vera storia di Martia Basile, un romanzo basato su una storia vera, recuperata con intelligenza dall’autore, che Thriller Life ha recensito QUI.
Maurizio ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
La vera storia di Martia Basile è sicuramente un titolo che cattura, un po’ per il nome, originale e sconosciuto ai più, un po’ per quell’aggettivo, vera, che innesca immediatamente il dubbio che di storie di Martia Basile ne esista almeno un’altra, forse addirittura più di una, tutte meno autentiche di quella che viene presentata.
Perché, quindi, questa affermazione di autenticità e quante sono, le storie di Martia Basile?
Il primo a non raccontarla tutta fu proprio il cantastorie di Martia, il poeta di strada Giovanni della Carrettòla, che fu costretto a cambiare le carte in tavola per superare indenne la censura del Santo Officio.
La storia della giovane Martia Basile, infatti, si svolge in pieno periodo dell’Inquisizione, tempo in cui finire in guai seri era molto più facile di quanto si possa credere. Per stare alle regole, Giovanni ne aveva fatto una stucchevole operetta morale per avvertire il suo pubblico, come per dire: «Donne, vedete che cosa succede se il vostro comportamento è inappropriato?».
Questo è il mistero fondamentale che ho affrontato: che cosa aveva omesso Giovanni di così scabroso da non poter essere cantato alla sua gente? Inoltre, l’attenzione del poeta si era incentrata sugli ultimi episodi della vita della bella Martia. Che cosa era accaduto in precedenza? Seguendo gli indizi disseminati dall’aedo napoletano, ho rintracciato diverse fonti storiche che erano finite nell’oblio, le ho messe insieme e così ho ricostruito una serie di passaggi, che poi sono diventati l’ossatura del romanzo. È proprio in questo modo che ho scoperto, per esempio, che Martia era stata una sposa bambina…
Martia Basile, quindi, ci viene restituita dalla tua penna, trovando finalmente la pace che merita anche se questo sicuramente non cancella il passato né compensa le atrocità che dovette affrontare.
Ma a te, la sua storia, come è arrivata?
Con un sogno. Direi un incubo. Dopo aver letto le scarne ottine del suo poeta Giovanni, la medesima notte mi arrivò la visione di una donna bionda che invocava giustizia. Ricordo che aveva il volto disperato e rigato dalle lacrime ma esprimeva una grande dignità. Ne rimasi scosso.
Immediatamente cominciai ad approfondire, e quasi subito, in un carteggio tra Filippo Novati e Benedetto Croce, scoprii che Martia non era un personaggio letterario ma veramente vissuto e molto amato dal popolo italiano: i versi di Giovanni furono stampati da diversi editori italiani con grande successo per secoli, fino a tutto l’Ottocento. Ne ho trovato una copia addirittura alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
Poi, arrivarono le censure perbeniste dello stesso Croce e di Charles Dickens: l’opera, infatti, era giunta perfino sulla sua scrivania londinese, ma lo scrittore di David Copperfield, che di fatti sciagurati sull’infanzia rubata pure ne aveva narrati, la liquidò come robaccia da lazzari…
Ecco: a questo punto, c’erano già tutti gli elementi per stuzzicare la mia indole di investigatore tra le cose e i fatti del passato.
Abbiamo molto apprezzato il romanzo e ci siamo ritrovati a ripercorrere la storia di Martia, anzi le vera storia di Martia, come se fosse un film, immaginando la fotografia, il taglio, i costumi.
Vedremo mai questa storia sullo schermo?
L’ho pensata e scritta vedendone ogni dettaglio nella mia testa. Amo il cinema d’autore e la letteratura che riescono a imbrigliare con emozioni forti e ritmi thriller che accelerano senza per questo dimenticare la poesia. Per certi versi, il libro è già un film… di carta, beninteso. E sarebbe bellissimo se ne nascesse una miniserie o un vero film. In questo modo, la forza indomita di Martia arriverebbe ancora più direttamente al cuore della gente.
Penso a due donne per la produzione e per la regia… ne abbiamo? Credo di sì, aspetto che si mettano insieme per parlarne. Anche se raccoglie entusiasmi trasversali, la vicenda dell’eroina Martia è scomoda e provocatoria perché, nonostante i suoi quattro secoli, è di una sconvolgente attualità.
Questo libro, se non sbagliamo, rappresenta il suo felice esordio nel genere del romanzo storico.
Avremo presto il piacere di leggere altre storie come questa?
Alla decima pubblicazione, con Martia Basile, ho finalmente scoperto la mia vera vocazione: coniugare l’amore per la ricerca di storie sconosciute, dimenticate o addirittura censurate, con quello per la letteratura. Quindi, sì, certamente: è il mio nuovo percorso, sebbene non esclusivo. E perciò, ne leggerete delle belle, e tutte, possibilmente, scorrette
Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sarebbero?
Indomito, estraneo (al mondo, questo), pervicace
Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Estrometto la scrittura, d’accordo, ma solo perché già inclusa! La lettura, i miei silenzi, l’amore per i miei figli. E se potessi aggiungerne una quarta, metterei certamente il viaggiare: sono un esploratore di mondi.
Prima di salutarci e anzi, proprio per inaugurare un saluto di eccezione, che messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Ho un’idea curativa della letteratura. Quindi, l’augurio più sincero è che i lettori di Thrillerlife riescano a districarsi da questa valanga di libri pubblicata ogni anno, e a scegliere il giusto. E che, almeno qualche volta, non dimentichino la funzione primaria dell’arte letteraria: graffiare. Se un libro non graffia, non provoca o non riesce a incidere scuotendo menti e coscienze, che libro è? Leggere è soltanto evasione? Ecco, propongo questa riflessione: un messaggio e un augurio.
ThrillerLife ringrazia Maurizio Ponticello
a cura della redazione e @lalettricesovrana