Mauro Mogliani, creatore dell’ispettore Nardi, marchigiano come lui, “normale” come lui, ci racconta la sua regione, la cui bellezza un po’ ruvida, “appartata”, non ha però nulla da invidiare alle contigue e più ricercate mete di Toscana e Umbria. Mare, morbide colline, borghi pittoreschi, prezioso patrimonio artistico, ricchezza enogastronomica fanno delle Marche una culla del buon vivere, ma… Un ma esiste e Mauro Mogliani di seguito ce lo rivela.
LE MARCHE TRA BENE E MALE
di Mauro Mogliani
L’ispirazione per iniziare a scrivere una storia, sotto forma di giallo-thriller, è arrivata proprio dall’ambiente che mi circonda: territorio e persone. Quando uno scrittore ne ha in mente una, ha bisogno di molta fantasia ma gran parte di essa è suggerita da qualcosa che lui ha vissuto realmente, che lo circonda. A mio avviso si riconoscono bene i libri in cui l’autore ha riversato il proprio territorio, il proprio ambiente e i caratteri delle persone che lo circondano. Quei libri hanno qualcosa in più degli altri, un’anima differente.
Ecco le mie Marche, questo borgo appartato dell’Italia con un territorio dagli aspetti eterogenei, contrastanti: le montagne a ovest, il mare a est, e in mezzo a dividerli le colline e le valli.
È in quest’ultimo luogo che io vivo da quando sono nato. Tolentino, provincia di Macerata. Una frazione, uno spicchio di questo borgo appartato che fino a poco tempo fa ritenevo fosse un luogo a sé, persino al di fuori dell’Italia. Quando ero ragazzo e ascoltavo le notizie alla TV, molto raramente, se non mai, venivano menzionate le Marche, tantomeno le città di Tolentino, Macerata. Tutte le notizie, belle o brutte che fossero, arrivavano da altrove, soprattutto dalle grandi città. E l’idea che il luogo dove io vivevo fosse Il Borgo dei Balocchi me la sono portata dietro fino a pochissimo tempo fa. In fondo, in fondo, per dire la verità, ancora ho molta parte di quella visione.
La provincia di Macerata, il luogo perfetto dove vivere, al riparo da tutto: furti, criminalità, omicidi, eccetera. Basta pensare che nelle piccole frazioni c’è ancora chi tiene inserita la chiave nella serratura fuori della porta. Queste persone a mio avviso sbagliano. Sbagliano perché in questo piccolo borgo la gente rispecchia il territorio, un territorio come dicevo prima dagli aspetti differenti e contrastanti, che è cambiato nel tempo. O forse lo è sempre stato e non è cambiato affatto. Un territorio che nasconde insidie e pericoli naturali; basta pensare al terremoto del 1997 e del 2016. L’uomo rispecchia la natura, nasconde dentro di sé la sua fragilità, il proprio male. Un male e una fragilità che a volte nemmeno lui stesso sa di avere. Ecco che il Borgo dei balocchi si scopre con il tempo che ha i suoi pericoli, il suo male. Come, per esempio, l’omicidio di Pamela Mastropietro nel 2018, ritrovata a pezzi all’interno di un paio di valige. O come, pochi giorni dopo, un uomo che dalla sua vettura spara agli immigrati in giro per la strada.
Ecco che quella parte di terra apparentemente incontaminata si è trasformata nel tempo, è cambiata, o semplicemente ha rigettato fuori ciò che aveva tenuto dentro di sé.
Decisi di iniziare a scrivere un giallo-thriller nel 2013, quando i fatti di cronaca non avevano ancora portato la provincia di Macerata alla “ribalta” sui TG nazionali, quando capii che chi mi circondava non riusciva più a nascondere il proprio male all’interno di un bene apparente.
Dopo aver creato il personaggio che impersona il male, facile da trovare, ho dovuto scegliere l’antagonista, colui che rappresenta il bene: l’ispettore Piero Nardi. Un marchigiano talmente normale, forse fin troppo, che si ritrova da un giorno all’altro a passare da “semplici indagini quotidiane” a indagini su “omicidi seriali”. E come lo fa? Semplicemente con la sua normalità, lui è maceratese, non è un personaggio di CSI. Non è il super eroe con chissà quali poteri, intuiti impensabili, che solitamente gli scrittori o gli sceneggiatori di gialli/thriller gli attribuiscono. L’ispettore Nardi è un semplice cittadino di provincia.
Ho cercato di riversare al meglio nelle pagine l’essere delle persone, i loro lati nascosti, la forza e la fragilità e allo stesso tempo di raccontare il territorio, le colline, i borghi, le osterie, l’atmosfera. Persone e terra che s’incorporano.
I luoghi sono tutti reali, le vie e le piazze con i propri nomi, come per i locali. Esiste, o meglio esisteva, ora c’è un negozio di fiori, il bar La Stuzzicheria a Tolentino in via xxx giugno, con il barista Mario, La Cantinella con Adriano nella piazza di Serrapetrona. I casolari di campagna. L’area archeologica di Urbisaglia con la sua storia. Esiste l’ispettore Nardi, Gaetano Gambuti, Violante, Aldo e Walter. Ed esisto io.
Leggete i miei libri per scoprire le Marche. Spero che nelle pagine troverete l’anima di questa regione. Ma soprattutto venite a visitarla, a vedere cosa nasconde questo bellissimo territorio dai molteplici aspetti. Venite, senza avere paura di chi vi ospiterà… o meglio, un po’ siate prudenti, non si sa mai chi vi troverete di fronte.
Autore
Mauro Mogliani è marchigiano, libero professionista ed è stato un dj rock negli anni Ottanta Novanta. Appassionato di lettura, inizia la sua carriera di scrittore nel 2014 con il thriller psicologico Nessuno sa chi sono io, pubblicato da Italic Pequod. Nel 2015, sempre con la stessa casa editrice pubblica Racconti per insognia, 15 brevi racconti. Nel 2016, nell’ambito del progetto “FeelBock: il libro che segue le tue emozioni” esce in ebook La confessione. Nel 2018 con Leone Editore pubblica il thriller Cerco te, vincitore del premio speciale al concorso nazionale di narrativa gialla-thriller-noir “PREMIO TETTUCCIO 2019” e del premio speciale al concorso internazionale di poesia e narrativa di Prato “UN TESSUTO DI CULTURA 2019”. È presente con un breve racconto giallo nell’antologia Marche D’autore 2019.