L’ombra della solitudine
L’intraprendente giornalista hacker Enrico Radeschi si ritrova al centro di una serie di misteri che scavano nelle pieghe più oscure di Milano: l’omicidio di una giovane donna dal passato pieno di ombre e il clamoroso assalto a un furgone portavalori.
In gioco però c’è molto di più.
Fra le strade avvolte dal gelo di febbraio, un’ombra crudele si fa largo nella mente del Danese, il suo fedele compagno di avventure: la figlia, che credeva morta in un attentato, potrebbe essere sopravvissuta, ma come rintracciarla?
Decisi a risolvere questi enigmi, Radeschi e il Danese si sostengono a vicenda in un pericoloso intreccio di mosse azzardate e scelte difficili.
In sella al Giallone, la sua inseparabile Vespa gialla del ’74, Enrico si lancia anima e corpo nelle indagini, mosso non solo dalla sete di giustizia, ma soprattutto dalla brama di vendetta.
Affrontando nemici inaspettati scoprirà alleanze inedite e una nuova compagna d’avventura: Liz, giovane quanto ingegnosa hacker, pronta ad affrontare ogni pericolo pur di aiutarlo.
Tessendo una trama avvincente, Paolo Roversi offre al lettore un romanzo denso di atmosfera, in cui i colpi di scena si succedono incalzanti lungo le vie trafficate della metropoli, illuminate da una luce fioca che cela inquietanti segreti, mentre Radeschi è impegnato in una delle sfide più ardue della sua vita, prigioniero di una verità capace di sconvolgere ogni sua convinzione.
RECENSIONE
Il nuovo capitolo della serie creata da Paolo Roversi, L’ombra della solitudine, con protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi, è un romanzo di solitudine e sofferenza.
Chi però già conosce l’affascinante Radeschi – un Dylan Dog in carne ed ossa, in sella al suo Giallone – sa che la penna di Roversi regala tale e tanta ironia da poter superare e gradire anche le pagine più tristi e malinconiche.
Il solito pizzetto mal curato, gli occhiali alla giovane Kennedy, jeans sdruciti ed un paio di anfibi sporchi di fango
Enrico Radeschi ha tutte le armi per conquistare il pubblico dei lettori, milanesi (come lui) e non: il fascino dell’hacker è indiscutibile, così come quello del giornalista di nera “impaziente per natura, anche nei momenti peggiori”.
E ne L’ombra della solitudine, di momenti bui Enrico ne dovrà affrontare parecchi, a partire dalla perdita di Amanda Benedetti l’amante di turno scoperta cadavere già nelle prime pagine del romanzo – di cui Enrico si confessa innamorato, proprio dopo averla persa.
Spinto dal legame che aveva con la ragazza, Enrico decide di indagare a suo modo (lecito o illecito che sia) accanto all’altro consueto protagonista della serie ideata da Roversi, cioè il vicequestore Sebastiani, il quale, toscanello fra le labbra, vuole venire a capo dell’omicidio della escort, che maschera la propria professione sotto le mentite spoglie di imprenditrice milanese: è stata forse vittima di giochi erotici estremi?
Non manca il terzo personaggio maschile al quale siamo ormai affezionati dalla lettura dei romanzi precedenti, cioè il Danese Chrestos Dukas: spigoloso, arrogante, taciturno, una sorta di cattivo romantico, il Danese è mosso in questo romanzo dal desiderio di vendetta nei confronti di chi si è preso gioco di lui e gli ha fatto credere che sua figlia sia morta.
Ma anche il Danese in questo romanzo contribuisce a generare quell’ ombra di solitudine che sta piano piano scendendo sul nostro Enrico.
A completare il quadro malinconico c’è Buk (Rimbaud), il dolcissimo labrador che ha tenuto compagnia a Enrico e a noi lettori – vecchio e malato nell’ultimo capitolo del romanzo e presente nella dedica dell’autore fin dalla prima pagina del volume.
Come superare tanto dolore?
Quale l’arma che Roversi ci propone per affrontare lo sconforto della perdita di chi ci è più caro?
Anzitutto l’ironia – elemento chiave del romanzo, oltre alla simpatia irresistibile del protagonista: la maggior parte del romanzo è scritta in prima persona e in ogni capitolo scorre una vena ironica che permette al lettore di sorridere anche nelle situazioni peggiori, o quando la depressione di Enrico sembra essere senza pari.
Enrico è attore ironico nei confronti del Danese, verso il quale ha una battuta sempre pronta (si pensi a come ne tratteggia le abitudini a base di bottiglie di Nemiroff:
Quando ruba delle armi o guadagna dei soldi brinda per festeggiare, quando non succede nulla ne stappa una
nonché destinatario delle battute ironiche degli altri personaggi, primo fra tutti Sebastiani
Non ti hanno operato al cervello? Voglio dire: c’è sempre la speranza che tu migliori
Roversi mette in campo stavolta anche una nuova arma per combattere la solitudine in cui potrebbe sprofondare Enrico: si tratta di un meraviglioso ed eccentrico personaggio con cui è impossibile non empatizzare.
A metà strada tra Mercoledì Addams e Lisbeth Salander (ma già ribattezzata Salander proprio da Enrico), entra in scena Liz – orfanella ribelle filippina di 16 anni, che da qualche tempo vive al piano di sotto, libera da impegni scolastici per un anno sabbatico a base di PC, caffè di Starbucks e pipistrelli, nonché attività online – tutte penalmente perseguibili – nelle quali è un asso al pari o forse anche più del nostro hacker protagonista.
Questa Lex Luthor in gonnella ben volentieri affiancherà Enrico nelle indagini portando nel romanzo una ventata di gioventù, idee nuove e simpatia davvero irresistibile.
L’indagine è appassionante e credibile, e il ritmo della vicenda aumenta di pagina in pagina, in capitoli di poche pagine che l’autore costruisce con astuzia, garantendo vitalità e brio alla trama: per le vie di Milano, in sella al Giallone da un capo all’altro della città, Enrico e Liz frugano per cercare indizi e da un lato fornirli sottobanco a Sebastiani, dall’altro alimentare le pagine di MilanoNera con scoop che garantiscano migliaia di clic alla testata per cui Enrico lavora.
Lo sfondo delle indagini è una Milano vivida, benché la vicenda si svolga in un gelido febbraio: l’autore ci accompagna in vari locali, per esempio con Sebastiani e l’agente Rivolta per il rito del brunch.
Milano è essa stessa una protagonista che attraversiamo dal bar Basso a Viale Bligny e poi dal Quartiere Giardino all’Alcatraz, luoghi che il pubblico può conoscere ed apprezzare, così da immedesimarsi nella vicenda durante la lettura, con il sottofondo musicale della voce calda di Paolo Conte.
… e a indagine conclusa si può anche tirare un sospiro di sollievo perché l’ombra della solitudine che è scesa lungo tutto il romanzo su Enrico ora finalmente dirada, come la nebbia milanese di febbraio che scompare per fare spazio alla primavera in arrivo, poiché Roversi lascia intuire che Radeschi ci accompagnerà con la sua intelligenza e la sua simpatia anche in un prossimo romanzo.
Editore: Marsilio Farfalle
Pagine: 224
Anno pubblicazione: 2024
AUTORE
Scrittore, giornalista e sceneggiatore, Paolo Roversi si è laureato in Storia contemporanea all’Università Sophia Antipolis di Nizza (Francia).
Ha pubblicato romanzi gialli con protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi: Blue Tango – noir metropolitano (Stampa Alternativa), La mano sinistra del diavolo (Mursia) con cui ha vinto il Premio Camaiore di Letteratura Gialla 2007 ed è stato finalista del Premio Franco Fedeli 2007, Niente baci alla francese (Mursia), La marcia di Radeschi (Mursia), L’uomo della pianura (Mursia) e La confraternita delle ossa (Marsilio).
Con Marsilio, nel 2015 ha pubblicato il dittico Città rossa, due romanzi sulla storia della criminalità milanese degli anni Settanta e Ottanta: Milano criminale e Solo il tempo di morire (premio Selezione Bancarella, premio Garfagnana in giallo).
È fondatore e direttore della rassegna dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla Suzzara Noir Festival.
Ha diretto MilanoNera web press, un portale dedicato interamente alla letteratura gialla.