Il Digiunatore di Enzo Fileno Carabba

Il digiunatore, copertina

Il Digiunatore

Recensione di La lettrice sovrana

Nato a metà Ottocento a Cesenatico Ponente, terra di mangiatori, Giovanni Succi si impone sulla scena del mondo come il più grande digiunatore di tutti i tempi. C’è qualcosa in lui di invulnerabile, che non si arrende neanche all’evidenza. Qualcosa che ha imparato ancora bambino dalle carovane dei circhi, quando scendevano dal Paradiso Terrestre verso la pianura romagnola. Alla saggezza errante dei saltimbanchi, Giovanni deve la sua gioia e la sua salvezza, l’urgenza di diventare quello che è: uno spirito sensibile, un leone indomabile, un profeta immortale. Guidato dall’utopia del socialismo e dal battito del suo cuore, veleggia libero come un elisir attraverso deserti e savane, cespugli e radure, nuvole e gabbie, e mette il suo digiuno al servizio dell’umanità.

In certi pomeriggi lunghi, le carovane uscivano dal Paradiso Terrestre e puntavano diritto verso il paese, cariche di pietre preziose, elisir e frutti sconosciuti. Approfittavano di circostanze cosmiche favorevoli, segnalate dalle fosforescenze del cielo, e abbandonavano il Giardino dell’Eden, un luogo che esiste ancora ma non è più abitato da persone normali. Erano carri traballanti, casette con le ruote di legno, strani veicoli che portavano scimmie e pappagalli, uomini forzuti, donne magiche. Guidati da una stella o da uno sciame meteorico, si dirigevano verso la nostra normalità. Un viaggio nebuloso e difficile. Raggiunta la pianura, i cavalli affondavano nel fango alluvionale lasciato dal Diluvio, venivano inghiottiti dai fossili sparsi da Dio. Alla fine arrivavano solo pochi carri, o un carro soltanto. A volte appariva un uomo solo, senza il carro, magari con una ruota di legno che lanciava in avanti per spianarsi il cammino. Poteva sembrare lacero e malridotto, ma era immortale.

Coltivando in sé la sorgente di una speranza illimitata – riflessa in donne dai nomi armoniosi quali Ginevra, Gigliola, Guerranda –, segue il suo respiro per il mondo, dal Canale di Suez al manicomio della Lungara, dalle strade del Cairo e di Milano alle corsie della Salpêtrière. Incontra donne-belve e grandi esploratori, Sigmund Freud e Buffalo Bill, mentre l’Occidente sfocia nella modernità e perde per sempre l’innocenza. In questa biografia sentimentale, Carabba parte da una storia vera per trasfigurarla in un grande romanzo, che ci svela il valore del dubbio, le acrobazie dell’entusiasmo, la fierezza della semplicità. Perché è proprio lì, sul confine tra il pieno e il vuoto, dove la nebbia personale si dissolve nell’incontro con gli altri, che si nasconde la promessa dell’eternità.

Raccontandoci storie vere, Carabba ruota lo sguardo di pochi gradi per farci scoprire le molteplici verità dell’immaginario.

Marco Vichi

Recensione

Giovanni Succi, il digiunatore che ispirò un racconto di Kafka, viene presentato in queste pagine narrando ciò che di meglio sapeva fare: digiunare. Digiuni della durata di anche quaranta o più giorni, senza tuttavia mostrare evidenti deperimenti fisici, trasformarono Giovanni Succi nella figura del più grande digiunatore di tutti i tempi.

Profeta o fenomeno da baraccone? Imbroglione o divino? Megalomane o visionario? Indubbiamente un incantatore delle folle dotato di una buona dose di follia.

Quando fu in grado di assumere cibo solido, Giovanni si lasciava rimpinzare felice. Ma un giorno rifiutò il boccone. Chiuse la bocca e la riaprì solo per dire solennemente «Troppa roba». «Che ha detto il bambino?» «Troppa roba», sussurrò la madre. Troppa roba. Aveva avuto una visione del futuro dell’umanità?

Tra finzione e realtà, Giovanni Succi, riprende vita in un percorso tra spiritismo e ascetismo, accompagnato da saltimbanchi, freaks, profeti e personaggi un pò bislacchi, pronti a condurre il lettore a riflettere su quello che oggi potrebbe non essere così indispensabile. Una vita così affascinante è quella vissuta dal Succi, talvolta al limite del credibile, tanto da parer una storia completamente inventata, eppure Enzo Fileno Carabba riesce a trovare il modo corretto per poter presentarla a chi ha voglia di imbattersi in una biografia quasi fantastica dove il digiuno alimentare assume contorni significativi ben più intensi che vanno al di là del semplice non mangiare.

La storia di Giovanni Succi è, in fondo, una storia che profuma di fiaba, quella di un bambino che voleva trovare il suo posto nel mondo ed è riuscito a percorrere la giusta strada per essere ricordato e ancora oggi, a distanza di decenni, non smette di affascinare.

In un mondo di sovrabbondanza di merci, di informazioni overload, di sovraccarico di oggetti e stimoli, tutti noi possiamo, una volta terminata questa lettura, soffermarci un attimo prendendo spunto dalla vita percorsa da Giovanni Succi e riflettere su quali digiuni possiamo iniziare a praticare.

Enzo Fileno Carabba è nato a Firenze nel 1966.

È autore di romanzi pubblicati in Italia e all’estero, di racconti, sceneggiature radiofoniche, libri per bambini, libretti d’opera e poesie.

Nel 1990 ha vinto il Premio Calvino con il romanzo Jakob Pesciolini e il suo ultimo libro è Vite sognate del Vasari (Bompiani, 2021).

Vive a Impruneta.

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